Agli alunni dell’Istituto e alle loro famiglie
Al personale docente e non docente
Malgrado le luminose giornate che ci regala questo avvio di primavera, viviamo con particolare intensità la settimana autentica dei Cristiani.
All’apparente rallentarsi del contagio da Covid che ha ammorbato per due anni il nostro quotidiano, assistiamo con dolore al disumano conflitto che ha accompagnato il compiersi di questa quaresima: cinquanta giorni di guerra, dal ventiquattro febbraio, che hanno sconvolto la vita di un intero popolo.
Molti sono i conflitti che si combattono nel mondo, ma non li conosciamo, non sono oggetto dell’attenzione dei media e dunque non scuotono le nostre coscienze. Conosciamo solo ciò che vediamo. Immagini di crudeltà e di distruzione ci giungono ogni giorno, sequenze che rimangono impresse nella mente: bambini, donne, anziani che fuggono dalla realtà della guerra verso un incerto domani.
Eppure tutto nasce dalla mente dell’uomo che ancora una volta manca all’appuntamento con la storia: non dimostra ravvedimento, non cambia, non si evolve ed affida nuovamente al potere delle armi la volontà prevaricatrice che fortemente gli appartiene.
Di fronte a tale e tanta povertà riscopriamo il messaggio pasquale: l’assurdo assoluto che ha fermato il tempo e determinato il decorrere della storia dell’uomo. Ripartiamo da Pasqua, dalla sorpresa assoluta, dal suo messaggio di bene a cui ancorare la nostra razionalità. E’ difficile abbracciare il messaggio di speranza della Pasqua, misurarlo con la razionalità della nostra esistenza, ma da qui muove la sfida che può cambiare, che può trasformare nel profondo le coscienze.
Una Pasqua per dire no alla guerra, una Pasqua per gridare il nostro ripudio della guerra, una Pasqua per fermare la guerra fratricida tra popoli ugualmente slavi, ugualmente cristiani. Oppure una Pasqua per dirci sconfitti, delusi ed amareggiati, privi di speranza e, come Pietro, tornare a pescare.
A tutti e per tutti l’augurio per una serena festa di Pasqua.